Materiali e tecniche |
Il legno
Castagno, per lo più, anche se possiamo usare altri legni pregiati a richiesta, come il noce nazionale od il ciliegio.
Il legno di castagno è utilizzato sin dall'alba dei tempi in carpenteria e falegnameria, sia per la sua durevolezza, elasticità e robustezza che per la particolare resistenza all'umidità, naturalmente adatta all'ambiente cucina.
Per queste sue caratteristiche tecnologiche, il castagno è stato tradizionalmente destinato a impieghi che richiedessero una particolare resistenza all'usura ed alle intemperie, come la realizzazione di travi per tetti, pertiche, pali da telegrafo e poi da telefono, infissi, doghe per botti, polloni per cesti, e, naturalmente, mobili per cucina.
Madie e Casse in legno di castagno hanno conservato per secoli, nelle cucine italiane, farina ed altri generi alimentari deperibili, preservandoli dall'umidità e dall'attacco di infestanti e parassiti, ben prima dell'invenzione di conservanti, pesticidi e congelatori. Dietro il persistere di tradizioni secolari c'è sempre un motivo più serio che non la pigrizia dell'artigiano o la resistenza al nuovo.
Eppoi il castagno è bello. Il legno lavorato presenta tonalità variabili dal giallo al rossastro, venature sottili ma evidenti, ed una spiccata nodosità, caratteristiche che ne accentuano il valore decorativo. Valore decorativo sottolineato dall'impiego di antiche tecniche artigiane di finitura, come la stracciatura, che consiste nello stendere manualmente, con infinita pazienza, strati e strati di cera utilizzando, semplicemente, uno straccio.
La naturale robustezza e resistenza del legno è preservata utilizzando per la giunzione dei vari pezzi, ove sia necessaria, l'antica tecnica di incastro a tenone e mortasa, evitando l'impiego di spinotti, viti, tiranti e bulloneria varia. Ante, cassetti e sportelli di una cucina Ferro & Fuoco sono fatti tutti di legno, e dello stesso legno, per evitare che la commisione di materiali diversi, con diverso indice di risposta alle variazioni di temperatura ed umidità, finisca per deformarli
Un'altra finitura molto utilizzata negli arredamenti in stile Shabby-chic o Provenzale è il decapage, che consiste nell'applicare, sul legno spazzolato per invecchiarlo artificialmente e farne risaltare la venatura, vari strati di verniciatura, carteggiandoli poi per far riapparire a tratti gli strati inferiori di vernice, e rifinire tutto a cera. L'intento è quello di dare al mobile un aspetto "vissuto", ma non decrepito. Un po' come certi maestri di stile che raccomandano di stropicciare un po' i vestiti e non lucidare troppo le scarpe, purchè siano di qualità, per assumere un aspetto di "trasandata eleganza".
Anche l'origine di questa tecnica è antica e varia, e pare risalire all'antica usanza provenzale di regalare alle giovani coppie di sposi vecchi mobili, che parenti ed amici avessero dismesso (o magari acquistato per l'occasione), per arredare la nuova casa. Il metodo più semplice per uniformare l'aspetto di mobili di così svariata provenienza era di verniciarli tutti nello stesso colore, in genere bianco, o anche azzurro, che ricordava i campi di lavanda. Il tempo e l'usura si incaricavano poi di far riapparire, a tratti, la finitura originale dei mobili.
I mattoni
Mattoni recuperati da antichi casolari in demolizione, selezionati per provenienza, forma, dimensioni e colore, spazzolati e puliti a mano e pronti per rivestire pannelli armati in cemento da 6 cm di spessore.
Anche il recupero di vecchi materiali non è nè un vezzo nè una inutile sofiscticheria, ma un'antica pratica edile, documentabile almeno sin dal IV secolo dopo Cristo, quando la prima grande crisi dell'Impero, e la concomitante crisi economica, ridussero la produzione di laterizi ad un terzo di quella del precedente periodo di splendore, costringendo gli architetti romani ad utilizzare, per le nuove costruzioni, materiali recuperati dagli edifici in disuso.
Pratica poi continuata per tutto il medioevo, finendo per essere responsabile, assai più delle guerre o delle invasioni barbariche, della scomparsa della maggior parte degli edifici imperiali.
Oggi, naturalmente, non si demoliscono più basiliche romane per costruire chiese romaniche, ma tale e tanta è stata comunque la produzione laterizia in Italia nel corso dei secoli da trasformare l'intero paese in una cava quasi inesauribile di materiali di recupero, riutilizzabili senza alcuna minaccia al patrimonio artistico e culturale. Ogni mattone recuperato, strappato alle discariche di materiali edili, porta con sè una storia antica a volte di secoli, conserva la maestria e l'esperienza di artigiani sconosciuti, restituisce alla vita tecniche di produzione e qualità di manifattura che sarebbero oggi impossibili da riprodurre a costi ragionevoli.
I marmi e le pietre
Travertino arcobaleno e travertino paglierino, levigati o anticati, e poi Silvia Oro e Crema Oro sono i marmi più utilizzati dai nostri scalpellini per la realizzazione di piani lavoro, lavelli e piani cottura. Le pietre tagliate vengono rifinite a mano, i lavelli ricavati da blocchi di marmo pieno, scavati, levigati e spazzolati. Il tutto realizzato naturalmente su misura e secondo il gusto e l'ispirazione del cliente, dell'arredatore o dell'architetto, comprese le decorazioni.
La produzione di lavelli e lavabi in pietra è così tradizionalmente diffusa in un territorio montuoso e ricco di pietre naturali come l'Italia che a volte è sufficiente vedere la pietra da cui sono ricavati per capirne la provenienza: Rosso Verona ovviamente dal veronese, in porfido dal Trentino, in granito dal Nord della Sardegna, in Carrara dalle Apuane, in Travertino dal Lazio.